uando Roberto Perticarà, uno dei fondatori del Concorso Postacchini, mi telefonò per commissionarmi il violino che sarebbe andato in premio al vincitore della competizione, non immaginavo certo la straordinaria esperienza che avrei vissuto a fine maggio nella città di Fermo!
Non potevo assolutamente pensare che avrei trascorso una settimana immerso nella musica, tra giovani di tutto il mondo desiderosi di far sentire il loro talento, animati da una passione irrefrenabile per il violino; quella stessa passione che ti spinge ad esercitarti per ore e ore, ovunque tu sia , dalle prime luci del mattino a notte inoltrata.
Fin dalla scelta del legno alle pennellate della vernice, per la realizzazione del violino ho cercato di ispirarmi ad Andrea Postacchini, colui che da vent’anni dà nome al concorso che si tiene nella città marchigiana, e che – per una settimana – ospita nel suo teatro “Dell’Aquila” violinisti dagli 8 ai 35 anni. Noto liutaio del Fermano, vissuto a cavallo tra il settecento e l’ottocento, fu costruttore di violini di estrema eleganza, col riccio gentile, slanciato con effe morbide e larghe sul petto, con punte decise e curve che richiamano i modelli di Montagnana.
Nel foyer del teatro è stata allestita una piccola mostra, con violini da me costruiti e con strumenti del maestro Postacchini. Questa piccola vetrina è stata per me l’occasione di promuovere l’arte della liuteria. Ho incontrato scolaresche e turisti curiosi di conoscere materiali, tempi e modi di costruzione dei violini. Durante la settimana di audizioni ho avuto anche l’opportunità di ascoltare violinisti di elevata preparazione, che nell’attesa del loro turno o dei risultati della loro categoria, hanno voluto provare il mio violino e l’archetto costruito dal mio collega archettaio Walter Barbiero, premi per il vincitore assoluto.
Dopo aver letto l’articolo e le lettere di Archi Magazine che discutevano di come promuovere la musica classica in Italia, mi sono reso conto che i fondatori del Postacchini da tempo ne sono promotori. Penso di aver contribuito anch’io – a modo mio – a questa missione attraverso la magnifica arte della liuteria, cui è strettamente legata.
Molte sono state le emozioni provate in quei giorni: dal sentirsi accolto e parte di un progetto sublime, al poter gustare musica stupenda, fino all’ascolto dei propri strumenti suonati da valenti violinisti, che con disinvoltura passavano dalla Tzigane di Ravel a Sibelius ai Caprici di Paganini. Il poter allargare i propri orizzonti, respirando quel senso di “internazionalità” che lingue e colori diversi sanno donare. Il momento più intenso tra tutti, senza dubbio è stato la consegna del mio violino alla vincitrice neozelandese Amalia Hall, la sera finale del concorso. Quel concerto di chiusura ha coronato il lavoro di molti, che ancora ringrazio per avermi coinvolto. Un lavoro fatto di un anno d’impegno, ed animato dalla grande passione per la musica e per i giovani.
Se ne avete la possibilità, non perdetevi la prossima edizione del Concorso Postacchini: anche un solo giorno di gara potrà donarvi grandi emozioni, come quelle che ho provato a raccontarvi.
(Articolo pubblicato su ARCHI MAGAZINE Luglio 2013)
Amalia Hall suona con il violino “Alberto Cassutti”